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TRAUMA - P.S.I. Parole di Senso Incompiuto

  • Immagine del redattore: MiryamPinottiPsicologa
    MiryamPinottiPsicologa
  • 18 lug 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Buona settimana a tutti e bentornati nel mio blog!

Una parola, poche e semplici righe per intravederne il significato e solleticare la curiosità.


L’ho lasciata a decantare a lungo questa parola prima di scriverci su una riflessione,

mi domandavo se non fosse già stato detto abbastanza.

Dopo quest’anno, poi, chi non ha fatto un pensiero sul concetto di #TRAUMA?

Ma ho assistito ad una bellissima lezione, che mi ha aperto nuove prospettive, ripulendo questa parola da strati di false credenze e convinzioni popolari. Iniziamo dall’etimologia, che, come spesso accade, già ci suggerisce la corretta direzione da imboccare: in greco, il trauma è la ferita, rimanda a qualcosa che trafigge.


Certamente le ferite hanno ampie possibilità di guarire, di rimarginarsi, talvolta non lasciando traccia ad uno sguardo esterno, ma, nel caso del trauma, l’evento supera le risorse di chi lo subisce ed è pensando di poter tornare esattamente uguali a prima che si incappa in una grossa fregatura.


Siamo tutti immersi costantemente in un flusso abbastanza regolare, che è la vita, in cui vi sono la storia, le idee, le aspettative, le esperienze, il passato, il presente ed il futuro. Scorriamo, ogni istante di ogni giorno. Un trauma è un evento che improvvisamente ci sbatte fuori da quel flusso, in modo violento e senza permetterci alcuna preparazione.


L’obiettivo è rientrare nel flusso? Direi di si.

L’obiettivo è rientrare nel flusso identici a prima? Io credo non sia possibile, bisognerà sempre fare i conti con l’esperienza traumatica, elaborandola, accettandola, rendendola parte del nostro passato narrativo.


C’è anche chi si dissocia, e il trauma lo allontana da sé, riponendolo nella stanza più buia e sotterranea del proprio mondo interno e assicurandosi che esso non riesca mai ad uscirne. Non la trovo una strategia sempre disfunzionale, anzi, penso che possa essere salvifica in certe situazioni, tuttavia, il materiale rimosso è estremamente abile nel tornare a galla, travestendosi e camuffandosi nelle modalità più disparate, per questo risulta una scelta piuttosto azzardata.


Non sempre riusciamo ad attraversare un’esperienza traumatica da soli, possiamo sentire la necessità di essere accompagnati, nel momento giusto per noi, avvicinandoci poco per volta, perché, di fatto, è un lutto che dobbiamo elaborare, il lutto di noi stessi prima del trauma, quel “noi” che non potrà mai più tornare uguale. Il mio lavoro è anche prendere per mano ed essere l’accompagnatore.


Sarà per queste ragioni che, nella fase mondiale delle riaperture e delle ripartenze, non credo a chi vuole tornare alla normalità pre-Covid o a chi fa finta che nulla sia cambiato.

Tutto è cambiato, tanto vale farci i conti e farla diventare un’ occasione di slancio in avanti. Ogni trauma ha in sé un potenziale trasformativo, anche positivo.

 
 
 

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