ATTESA - P.S.I. Parole di Senso Incompiuto

Buona settimana a tutti e Buon inizio di anno Scolastico!

Dopo un riposo estivo, torna la rubrica P.S.I.

Una parola, poche e semplici righe per intravederne il significato e solleticare la curiosità.

Ricca di tensione positiva, di aspettative, così piena di vita, l’#Attesa nel nostro mondo ha spesso un retrogusto di passività, di sosta inerme.

A volte mi chiedo come sia possibile che sia andato quasi perduto il significato originario delle parole, che così tanti strati di utilizzo improprio si siano sovrapposti fino ad oscurarne l’antica bellezza.

In latino si compone della particella ad e del verbo tendere che potremmo tradurre come mirare, aspirare, inclinare, insomma, un qualcosa in cammino, non certo immobile.

Nella società del qui ed ora, in cui è sempre più diffusa una grande smania di sapere (ma di sapere tutto e subito), in cui gli imperativi sono quelli del fare, del produrre, del condividere con un folto pubblico, l’attesa stona, perché ci chiede di scalare la marcia del frenetico viaggio e procedere ad un ritmo più lento.

Mi chiederete: quali potrebbero mai essere i vantaggi dello stare in attesa?

Al primo posto metterei la capacità di ascolto, che aumenta sorprendentemente;

ascolto di sé (scoprirete di avere una vocina dentro che da tempo tenta di comunicare con voi!), ascolto di ciò che ci sta intorno e ascolto dell’altro.

Non sottovaluterei, poi, il cambio di inquadratura, che rimane più fissa sull’obiettivo, magari anche a lungo termine, ma senza farsi rubare la scena da altri bisogni momentanei, talvolta indotti.

Quando riusciamo a stare in attesa, di qualcosa o di qualcuno, gli facciamo spazio, all’esterno ma anche all’interno di noi, ed è proprio quando siamo disposti a sgombrare un po’ il campo che diamo la possibilità alle cose di arrivare e, dolcemente, entrare nella nostra vita.