SILENZIO - P.S.I. Parole di Senso Incompiuto

Buona settimana a tutti e bentornati nel mio blog!

Una parola, poche e semplici righe per intravederne il significato e solleticare la curiosità.

Alzi la mano chi non ha almeno un ricordo di qualcuno (un genitore, un insegnante, un allenatore o anche un amico) che, sbraitando, gli urla di fare silenzio.

E pensare che, dal verbo latino silere, #SILENZIO significa tacere, non far rumore.

Trovo, però, molto più interessante l’interpretazione che affonda le radici ancora prima del mondo latino, in cui pare che il prefisso si rimandi al concetto di #legare.

E allora il silenzio possiamo pensarlo come un ponte di collegamento fra diverse comunicazioni, fra due suoni, fra rumori o fra mondo interno e realtà esterna.

Nel silenzio ci si risintonizza sul proprio canale intimo, è un processo rivolto all’interno che però, allo stesso tempo, ci rende molto più ricettivi per alcuni stimoli e suoni che ci circondano. Sarà forse perché silenzio ed ascolto sono compagni fedeli, il primo spiana la strada al secondo.

Ci sono volte in cui, invece, il silenzio diviene comunicativo, ma per poter arrivare a destinazione, il messaggio silenzioso deve avere un destinatario attento, pronto ad accogliere quel non detto e a tradurlo nel suo significato. Combinazione rara, ci si intende con uno sguardo solo quando si è connessi nel profondo e si diventa capaci di comunicare a livello emotivo, le parole non servono o sono esaurite.

Non è solo assenza, il silenzio, ma una presenza, tanto che c’è chi non lo sopporta, non riesce a starci troppo insieme, si sente sopraffatto da un gigante muto.

Bisognerebbe educare al silenzio, scopriremmo di avere uno strumento potente per pensare, elaborare, osservare, inizieremmo a sentirne il bisogno in certe situazioni e ad interromperlo in altre.

L’alternanza tra condivisione con l’altro e condivisione con se stessi, l’equilibrio tra dialogo esterno ed interno, tra spazio pubblico e spazio privato, porta la pace in ognuno di noi.