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Lettera d'amore per una professione.

  • Immagine del redattore: MiryamPinottiPsicologa
    MiryamPinottiPsicologa
  • 8 ott 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Sono una Psicologa Clinica.

Sarò una Psicoterapeuta fra meno di due anni.

Ho iniziato con la libera professione e mi è stato detto che, per poter lavorare come psicologa oggi, sarebbe stato necessario mettermi online e sui social.

L’ho fatto, ma poi mi è stato detto che, per poter lavorare come psicologa oggi,

bisogna metterci la faccia, sui social, e che, se voglio instaurare una relazione con i miei follower, devo fare qualche diretta instagram, farmi fare domande dal pubblico online, essere più interattiva.

“Guarda come fa questa tizia psicologa, così ti fai un’idea”.


L’ho fatto e una sola domanda non ha smesso di frullarmi nella testa:

A quanti compromessi dobbiamo ancora scendere come categoria professionale?


È la Giornata Nazionale della Psicologia, nonché Giornata Internazionale della Salute Mentale,

non si fa che parlare del Diritto al Benessere Psicologico, ma bisognerebbe innanzi tutto tutelare i professionisti che di quel diritto si devono occupare.


In questo breve articolo vorrei solo dare voce ad alcuni pensieri, mi riprometto di rileggerlo ogni tanto, perché, a volte, i primi a vacillare siamo proprio noi psicologi.


PUNTO PRIMO. Quella dello psicologo è una professione molto seria,

ci prendiamo cura delle persone, abbiamo alle spalle almeno sei anni di studio, ma se poi ci aggiungiamo la specializzazione per diventare psicoterapeuta,

gli anni salgono a dieci senza nemmeno accorgersene.

Abbiamo letto e studiato decine di manuali, seguito corsi di ogni tipo, perché la posta in gioco è alta, altissima, e il materiale di cui ci occupiamo è veramente delicato.

Per queste ragioni, e per molte altre che non starò ad elencare, intraprendere un percorso psicologico diventa faticoso e dispendioso, in termini di tempo e di denaro.

Se ho male ad un ginocchio, contatto un ortopedico (in privato meglio così mi visita già domani) e non gli chiedo nemmeno il prezzo, perché “per la salute non si bada a spese”.

Perché mai dovrebbe essere diverso se ho l'ansia, se non riesco a dormire, se la mia vita di coppia non mi soddisfa, se con i figli non so più come muovermi o se sto affrontando il lutto di una persona casa?

Servirebbe semplicemente uno psicologo invece che un ortopedico, e anche con una certa urgenza, perché vivere con gli attacchi di panico o non dormire, credetemi, non è bello per niente.


PUNTO SECONDO. Alla questione del metterci la faccia, su internet, vorrei stupire tutti dicendo che la faccia non basta!

Uno psicologo ci mette tutto se stesso, il corpo per intero, il tempo dedicato in esclusiva,

l’attenzione focalizzata sui bisogni di chi gli sta parlando. Un video si può certamente fare, per promozione, per raccontare qualcosa, per diffondere un po’ di cultura psicologica (obiettivo sacrosanto in cui credo moltissimo), ma il lavoro clinico.......quella è un’altra storia.


PUNTO TERZO. Sul tema del creare una relazione….. fermi tutti, gli esperti siamo noi!

La relazione è il nostro strumento di cura, è la nostra arma più fidata, è ciò che ci insegnano a fare sin dal primo anno dell’università, siamo i maestri dell’arte relazionale.

Se non si instaura una buona relazione (che in gergo psicologico si chiama alleanza), non possiamo lavorare, quindi, popolo dei social, con noi potete buttarvi senza paura e farci una telefonata, sapremo come farvi sentire a vostro agio.


Voglio concludere smorzando polemiche o critiche che qualcuno potrebbe sentirsi dirette.

Mi rendo conto che ogni ambito professionale, anche il nostro, debba adattarsi e aggiornarsi di continuo. Mai come quest’anno ci siamo evoluti, abbattendo le resistenze diffuse contro la terapia online, affrontando nuove tematiche e raggiungendo nuovi contesti.

Io per prima sto mettendo in campo risorse professionali che non pensavo di avere e il mondo dei social rientra fra i territori fino a poco fa inesplorati.

Ammiro chi vi si muove con grande naturalezza, chi li usa come canali di promozione culturale, chi riesce a trovare il giusto equilibrio fra pubblico e privato, fra personale e professionale.

Io ci sto ancora lavorando, prima o poi ci arrivo.


Il livello, però, cari colleghi, teniamolo alto, perché siamo professionisti di livello alto.

Di personaggi che non vedono l’ora di dispensare ricette “minimo sforzo e massima resa” ne abbiamo a sufficienza, di psicologi no e ne avremo un bisogno sempre più grande.

Il rischio di omologazione professionale, di non riuscire più a distinguere fra migliaia di professionisti che si occupano allo stesso modo di salute e di cura è dietro l’angolo.

Il mio lavoro, il nostro lavoro, è troppo bello per essere frainteso:

un percorso psicologico parte certamente in salita, inutile nasconderlo,

ma si sale accompagnati, guidati, per potersi poi godere, finalmente, la discesa.

La salute mentale è un diritto, occuparsi della propria salute mentale è

prima di tutto una scelta.

Una scelta forte, di cui occuparsi con grande rispetto.


Buona Giornata Nazionale della Psicologia


Buona Giornata Internazionale della Salute Mentale


 
 
 

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